Casale Marchese. A Frascati una stazione di posta romana oggi è una cantina moderna.

Sulla vecchia strada che dal Colosseo conduceva a Labicum, la famiglia Carletti porta avanti 3 secoli di viticoltura.

Casale Marchese. Nel Frascati una stazione di posta romana oggi è una cantina moderna.Un sipario di olivi secolari circondati da vigneti si apre lungo una stradina sterrata ripercorrendo quei tragitti che duemila anni fa i romani percorrevano dal colosseo fino a Labicum. In questi luoghi trovava spazio una stazione di posta. Oggi trova luogo Casale Marchese. Sono ancora presenti i resti della vecchia labicana ,posti dinanzi  l’ingresso della struttura. Sono rimasti intatti al passare del tempo. Sotto di loro dimorano ancora le vecchie cisterne. Mentre il passato vive e trasmette lustro sull’intero suolo, sopra questi terreni prende vita la modernità di una cantina che ha saputo coniugare tradizione e innovazione. Caratteri che ben si rispecchiano nei vini e nella policy aziendale.

Con  Alessandro Carletti, proprietario insieme al fratello Ferdinando, abbiamo fatto una lunga passeggiata in cantina alternando aneddoti storico culturali alla viticoltura.

Storia del casale e della famiglia

La famiglia Carletti, di nobili discendenze, da due secoli ha trasferito la sua residenza da Orvieto a Frascati. Alessandro e Ferdinando sono la settima generazione, a  loro il compito di tramandare lo stile di famiglia anche nei vini.

Prima del loro arrivo la tenuta aveva già radici storiche molto lontane. In una bolla del 1301 papa Bonifacio VIII la citava come appartenente alla famiglia Annibaldi. Questo fino alla metà del 1500 quando diventa dimora del  marchese Emilio de’ Cavalieri, da cui prende il nome l’azienda.  Infine segue appunto la famiglia Carletti che ha ristrutturato  il casale mantenendo intatto il carattere settecentesco.

Nell’ala destra, dove fa sfoggio dei vecchie resti della labicana e delle cisterne, risiede l’alloggio della famiglia. Nella zona sinistra prende vita l’attività enologica. La vecchia cantina del 700 è rimasta intatta, abbellita da barrique e spazi per la degustazione. La nuova cantina sorge sul retro dove i serbatoi in acciaio portano un tocco di modernità sui vecchi muri del casale facendo sposare il presente con il passato. Alessandro e Ferdinando hanno curato nei dettagli questa struttura impegnando la loro attenzione nel riportare uno stile nobile in ogni angolo della tenuta.

Alessandro Carletti ci confida che anche la storia enologica del casale ha radici molto remote “Dal 1700 si faceva vino in queste cantine. Abbiamo ancora delle vecchie botti risalenti a due secoli fa. Nella fine degli anni 80 abbiamo creato il marchio Casale Marchese ed iniziato un lungo percorso che ci ha portato ad entrare nei mercati internazionali”. La famiglia Carletti promuove vini nel suo territorio ma soprattutto fuori dai confini italici. “I nostri clienti sono soprattutto in Canada e Stati Uniti. Ma siamo molto presenti anche in Europa. In particolare Inghilterra, Belgio, Germania  e Olanda. Abbiamo acquirenti anche in Giappone”.

Il Frascati DOCG

Come molti produttori della zona Casale Marchese ha avuto vita dura nella conquista dei mercati italiani “Ogni regione promuove il proprio territorio, cosa che invece fa meno il lazio. Nelle altre zone d’Italia l’acquirente è proiettato a comprare il prodotto delle proprie terre.  Da noi ancora non c’è questo legame”.

Il Frascati inoltre ha dovuto lottare contro un passato che grave sull’intera attuale viticoltura. Alessandro riconosce lo sforzo e la fatiche delle aziende vitivinicole della zona per risalire la china “Gli agricoltori stanno facendo ottimi vini. Stanno lavorando molto bene. Grazie a questo lavoro il Frascati si sta risollevando”.

La cantina oggi

La cantina ruota intorno a poco più di 50 ettari di terreno di cui circa 40 sono coltivati a vigneto.  Ferdinando, agronomo oltre che proprietario di Casale Marchese, ha implementato e gestito queste vigneto con sistema di allevamento a cordone speronato impiantando dai 4.000 ai 5.000 viti per ettaro.  Il frutto di questo lavoro si traduce in circa 90-100 quintali di uva per ettaro che viene trasformato in 150.000 bottiglie di vino annue. Di queste ben 120.000 nascono come Frascati Superiore DOCG.

Una nuova etichetta è entrata fa parte dell’azienda nell’ultimo anno “Una parte di vigneto del casale che ha oltre 40 anni viene utilizzato per un cru aziendale, il Quarto Marchese. Ha un produzione molto limitata. Il primo hanno abbiamo prodotto solo 6000 bottiglie.”

Casale Marchese è ovviamente proiettata verso la produzione dei vini bianchi ma ha in catalogo anche una produzione di vini a bacca rossa decisamente interessante.  Buona parte dei vigneti sono coltivati a Malvasia del Lazio, Trebbiano Toscano, Bombino e Bellone. Il resto sono impiantati a Merlot, Cabernet Sauvignon, Montepulciano e Cesanese. Il suolo è completamente di origine vulcanica, la zona è assolutamente vocata alla coltivazione di questi vitigni.

La degustazione

 

La degustazione verte su 4 etichette, Frascati Superiore DOCG, Quarto Marchese, Clemens e Rosso Eminenza.

Frascati Superiore DOCG 2017. Quattro vitigni concorrono alla produzione di questo Frascati Superiore. Malvasia del Lazio, Trebbiano Toscano, Bombino e Bellone. Vinificazione in acciaio e commercializzazione del prodotto un mese dopo l’imbottigliamento.  Nel calice ci attende un vino color giallo paglierino molto acceso .Intensi sentori di frutta a polpa gialla e frutta esotica con leggeri ritorni erbacei. Il terreno gli conferisce una buona mineralità. Il tutto risulta ben armonizzato senza picchi eccessivi. In bocca sapidità e acidità fanno da padrone. Diventa più morbido nel retrogusto lasciando un accenno amaro e abbandonando il palato con eleganza. Un Frascati che ben rispecchia i caratteri di questo vino.

Quarto Marchese 2017. Sicuramente il vino più interessante. Quello che ci ha regalato sensazioni particolari. Anche questo ha in uvaggio Malvasia Puntinata, Bellone, Bombino, Trebbiano Toscano.  Alla luce presenta un bel colore giallo paglierino, deciso, intenso.

Dall’analisi visiva anticipiamo una buona densità. Al naso attrae per ampiezza dei profumi. Agrumi, frutta fresca a polpa bianca, fiori di campo. Sopraggiunge poi un delicato sentore di mandorla. Infine una discreta spinta minerale che conferisce la giusta eleganza.

In bocca ha una entrata morbida, sale poi in acidità e sapidità senza mai essere eccessivo. Complessivamente è un vino ben equilibrato che regala belle sensazioni in retrolfattiva. Un rilascio leggermente amarognolo in fin di bocca lo rende particolarmente fine.

Non richiede una bevuta eccessiva, lascia già soddisfatti già ai primi sorsi. Abbiamo bevuto la 2017 e a nostro parere può anche maturare.

Clemens 2017. Una particolarità azienda dove si unisce il sapore dell’autoctono con la classe dell’internazionalità. Malvasia del Lazio e lo Chardonnay concorrono a creare un vino che spinge decisamente verso una bevuta gradevole. Può mettere d’accordo tanti nasi e tanti palati. I colori di questi vino si trasformano dal giallo paglierino ai riflessi dorati. L’olfattiva evidenzia subito distinti sentori esotici. Frutti tropicali, ananas ma anche molto melone. Quasi nascosti dalla vivacità di questi profumi emerge in lontananza un brio agrumato. Si espande bene lungo il palato. Ha una buona morbidezza, l’acidità gli evita di sedersi e la buona sapidità lo rendono decisamente accattivante. Sicuramente equilibrato, si mette in evidenza per gradevolezza. La persistenza in retrolfattiva lo rendono interessante per gli amanti di una bevuta quiete fatta di piccoli sorsi.

Rosso Eminenza 2017. Questo il rosso scelto per la degustazione. Quattro vitigni in concorrenza per dare vita a questo vino. Merlot, Cabernet Sauvignon, Cesanese e Montepulciano. Vinificazione in acciaio con fermentazione malolattica.  Rosso rubino uniforme su tutto il calice. Un colore vivo, intenso. I profumi variano dalla fragola alla prugna. Un contrasto ciliegia e cioccolato ci fa ricordare lontanamente un mon cherì. Arrivano al naso anche gradevoli sensazioni di rosa rossa. Inoltre inizia a sprigionare i primi accenni di liquirizia. Il sapore è deciso, intenso. Non ama farsi aspettare. In bocca è franco, ritroviamo molte sensazioni olfattive, soprattutto ciliegia e cioccolato. Si fa notare per avere una buona struttura e corpo. Un vino che risulta subito caldo con i suoi 14% circa. Il tannino inizia a levigarsi, l’acidità lo sostiene bene. In futuro può regalarci altre soddisfazioni in termini olfattivi e gustativi.

Conclusione

Visita in cantina ultimata, ci congediamo con Alessandro Carletti chiedendo informazioni sui progetti futuri dell’azienda. “Vogliamo espanderci  verso i mercati asiatici e la Russia. Sono mercati in cui non siamo ancora presenti.  Nel contempo vogliamo continuare a migliorare i nostri vini crescendo qualitativamente”.

Torneremo in futuro a far visita questa cantina. Oggi intanto torniamo a casa con un bagaglio arricchito sul Frascati.