Purcari, il vino dei re e delle regine

Nel precedente articolo “Viticoltura moldava. Tra cantine da guinness e vini millenari.” avevamo introdotto lo studio sulla viticoltura moldava anticipando che avremmo degustato e raccontato i vini di alcune cantine. Non potevamo non partire da una delle aziende più rappresentative di questo paese. Chateau di Purcari si distingue sia per qualità dei vini che per storia. Le sue vigne poggiano su una delle aree più importanti della Moldavia e il suo business ormai  non conosce confini.L’azienda ha sede nel piccolo villaggio di Purcari di poco meno di 3.000 abitanti nel distretto di Stefan Voda.

Terroir e microclima

E’ posizionato a sud est del territorio nazionale a circa 2 chilometri dal confine ucraino. I suoi terreni sono bagnati dal fiume Dnestr ad est. Il clima è influenzato dalla vicinanza del mar Nero che dista circa 30 chilometri a sud, mitigando il gelo che proviene dal centro nord della regione. Questa posizione favorisce un clima freddo d’inverno senza raggiungere la basse temperature che si riscontrano nel resto della Moldavia. Mentre le estati  sono avvolte da un caldo secco che non raggiunge mai temperature elevate. Le escursioni termiche, soprattutto nel periodo luglio e agosto, aiutano queste uve a sprigionare una bella armonia olfattiva.

Storia e architettura

Curiosando tra le carte che descrivono minuziosamente questi luoghi, scopriamo che Purcari si trova allo stesso parallelo di Bordeaux, ma non è questo il motivo per cui tra i vitigni più gettonati ci sia il Cabernet Sauvignon. Sembra invece che sia stato ereditato dai coloni francesi che portarono queste uve e il loro stile di cantina. Architettonicamente l’azienda ha una struttura che ricorda molto le classiche forme bordolesi. Riuscirono a coniugare il modello francese con la tradizione moldava. Questo mix permise la nascita di una cantina all’ avanguardia sulle radici del  monastero di Agon Zograf.

Su queste colline gli avventurieri francesi, ed in parte tedeschi, avevano trovato un habitat interessante per impiantare il Cabernet Sauvignon, e non solo. Forse non si aspettavano che il meglio di se lo avrebbe dato insieme al Saperavi, vitigno autoctono georgiano e al rara neagra. A fare la differenza è soprattutto il terreno, ricco di rubidio, un elemento appartenente  al gruppo dei metalli, in grado di conferire una splendida mineralità.

Chateaux De Purcari

L’autoctono moldavo, il rara neagra

Quest’area vitivinicola è pregiata soprattutto per l’ottima riuscita di un vitigno autoctono moldavo, il Rara Neagra. Un’uva con maturazione tardiva che gli permette di non temere il gelo primaverile. Nel periodo invernale, riesce ad adeguarsi a temperature molto sotto lo zero. In purezza si ottengono vini con un’acidità sostenuta e una forte olfattiva fruttata lasciando un colore rubino accesso ma chiaro. Visivamente gli acini sono grandi, di un colore molto scuro e poco compatti tra loro.

Gli studi ampelografici hanno dimostrato che sia una varietà molto antica e che risalga almeno ad inizio 1400. Nonostante sia stata utilizzata con molta frequenza come uva da taglio per i più famosi vini internazionali, la rara neagra ultimamente sta trovando rivalutazione con delle produzione mirate in purezza. Vengono prodotti dei vini molto freschi, di buona bevibilità. Il grado alcolico non è mai eccessivamente alto aggirandosi mediamente tra i 12,5 e i 13 gradi. La croccantezza del frutto e la delicatezza del tannino lo rendono un vino gradevole al palato e al naso.

Un vino aristocratico

Purcari sfoggia con orgoglio un aneddoto aristocratico. La regina Elisabetta II d’Inghilterra sembra ordinare con una certa regolarità il suo Negru de Purcari. Si dice che l’amore verso questo  vino da parte di sua maestà sia nato dopo avere degustato l’annata 1990.  Probabilmente avrà ereditato la passione per il Negru de Purcari dal  nonno re Giorgio V. Si narra che anche lui fosse un amante di questo prodotto. Considerando che il re del regno unito era cugino di Nicola II  imperatore di Russia e anche egli sostenitore di questo vino, tutto lascia credere che il Negru de Purcari sia arrivato alla corte britannica ammaliando diversi nobili palati.

La Vinaria Purcari oggi

Come vi avevamo anticipato nello scorso articolo ad inizio 1900 le cantine moldave trovarono nella philloxera un nemico ostico. La Vinaria Purcari in quei anni reimpiantò 250 ettari di vite. Il primo passo verso una decisa risalita che servì a trainare il vino moldavo fuori da questa sventura e portarlo in futuro a farsi notare fuori dai confini nazionali. Fin dal secondo dopoguerra l’azienda ha iniziato a fare incetta di premi. Anche in terra francese, dovendo scontrarsi con l’olimpo dei Cabernet Sauvignon.

Oggi Vinaria Purcari esporta vino in tutto il mondo, e se prima il suo bacino d’utenza era quasi esclusivamente limitato alla Russia per questioni geopolitiche, oggi i suoi vini si trovano in Stati Uniti e Inghilterra, ma anche Francia, Cina e Germania. Hanno conquistato mercati esigenti. Sulle onde di questi successi Vinaria Purcari ha svolto un’ulteriore step di crescita creando una nuova etichetta nel 2010, l’Alb de Purcari, che  ha subito avuto grossi riscontri. Oggi l’azienda può vantare nella sua bacheca la produzione di vini fermi, rossi, bianchi e rosati, provenienti da vitigni autoctoni e internazionali, vinificati in purezza o in blend. Ma anche degli spumanti metodo classico e Icewine di assoluto interesse.L’azienda propone diverse linee, dalla limited edition, alla cuveè , ai varietali fino alla serie vintage.

Noi siamo riusciti ad ottenere tre etichette di questa ultima serie che è il fiore all’occhiello dell’azienda.  Inoltre abbiamo reperito un rara neagra in purezza della linea dei varietali per farci un’idea di cosa può regale questo vitigno se lavorato al 100%. Ma ci siamo permessi di degustare anche il Sauvignon Blanc per capire come lavora in purezza i vitigni internazionali. Bellissime sia l’aspetto grafico delle etichette che le tipologie di bottiglie, dove campeggia in evidenza il logo 1827, data importante per la cantina.

La Degustazione

Sauvignon Blanc 2017. Iniziamo con questo vitigno a bacca bianca internazionale che ha trovato casa nel sud della Moldavia.  Un colore giallo paglierino chiaro con riflessi verdi sottolineano la gioventù e la freschezza di questo vino. Al naso è intenso ma allo stesso tempo sottile. Accademico per quanto riguarda la presenza di foglia di pomodoro cui si aggiunge una pesca gialla ben distinguibile e una mela verde. Le sensazioni citriche al naso sono importanti e ci confermano la freschezza di questo Sauvignon Blanc. In bocca infatti l’acidità fa da padrona, sostenuta da una leggerezza quanto piacevole sapidità. Il suo spostarsi verso le componenti dure non lo portano al disequilibrio e non scalfiscono  la piacevolezza della bevuta. La persistenza non è molto lunga ma si sposa felicemente a una Sauvignon Blanc nato per puntare sulla sfera giovanile di questo vitigno.

Rara Neagra 2017. Un vino limpido dal colore poco trasparente e altrettanta densità per un annata che ha donato 13% alcolici. L’affinamento in botti di rovere francese per 6 mesi ha ingentilito questo vino aggiungendo alla croccantezza del frutto anche la componente terziaria.  Il rosso porpora è accecante, vivo e intenso. I sentori di prugna, fragoline di bosco, ciliegia e rosa canina si combinano con il boisè attraverso le note discrete di cioccolato, legno e vaniglia. I profumi sottili e delicati invitano una bevuta agile, di buona freschezza. La sapidità ed il tannino sono poco impegnativi rendendo questo rara neagra facilmente bevibile e al contempo gradevole e seducente. L’annata 2017 lascia una decisa impronta retrolfrattiva con buona persistenza dominata da frutta secca e ciliegia. Mediamente equilibrato al palato dove l’acidità si fa sentire immediatamente per poi adagiarsi e lasciare spazio alla morbidezza.

Alb De Pucari 2013. Un blend vincente che ruota intorno allo Chardonnay (55%) e Pinot Grigio (45%) cui viene aggiunto il Pinot Bianco (5%). L’invecchiamento in botti di rovere francese è veloce, circa 6 mesi. L’analisi visiva registra un bel giallo paglierino lucente. I profumi arrivano finemente al naso. I sentori primari ruotano lungo l’asse agrumi, cedro, ananas, margherita, mimosa, mango e  papaya. Piacevoli i sentori di frutta secca come noce e mandorla, ancora più piacevole la sensazione burrata che regala questo vino ma soprattutto interessante una nota di pietra bagnata che è la parte più elegante di questo Alb De Purcari. Fresco e morbido allo stesso con la giusta carica sapida. In bocca è un vino bilanciato con intensità aromatica nella retrolfattiva di piena persistenza. Un vino raffinato ed elegante che aggiunge piacevolezza in discreta quantità.

Rosu de Purcari 2012. Un blend composto da Cabernet Sauvignon al 50%, Merlot 30% e Malbec 5% con una forza alcolica di 13,5%. Una composizione di vini internazionali in terra moldava con affinamento in botte di rovere francese per 18 mesi.  Colore rosso rubino intenso che si aggrappa con le unghie lungo il calice. I suoi profumi arrivano subito e spiccano per complessità. Ciliegia, amarena, violetta, rosa, ma anche tostatura di caffè, pepe, cioccolato e melassa. Troviamo note ferrose e di sottobosco, accenni di fogliame, datteri e fichi secchi. Un vino che olfattivamente fa perdere i sensi per quanti elementi fornisce al naso. In bocca ha una bella morbidezza ma si fa rispettare anche per l’acidità e una sapidità che ricorda il terroir da cui proviene. Il tannino ben si accompagna alle componenti dure occupando il giusto spazio. Vino assolutamente equilibrato e di buona persistenza.

Negru de Purcari 2012. Secondo noi la miglior etichetta aziendale. Un vino che ha conquistato i mercati grazie alla combinazione Cabernet Sauvignon (70%), Saperavi (25%) e Rara Neagra (5%). Un passaggio in botti di rovere francese di 18 mesi amalgama i tre vitigni diligentemente in 13,5 gradi alcolici.  Un’ etichetta che gioca intorno alla forza del Cabernet Sauvignon che viene irrobustito dal vitigno di origine georgiana e reso vivace dall’autoctono moldavo. Ha bisogno di invecchiare per rendersi elegante, morbido e passionale. La 2012 da noi degustata ha ancora molto futuro davanti.

All’occhio spicca per un colore rosso rubino impenetrabile con unghia porpora e una densità notevole. L’intensità olfattiva si fa sentire al pare della complessità. I frutti di bosco e amarena aprono la strada al pepe, caffè, cioccolato, nocciola e liquirizia, raggiungendo il top con note nitide di ferro e fichi. In bocca spicca per equilibrio. Rotondo e fresco cui fa da supporto un leggera sapidità e una componente tannica che inizia levigarsi. Inutile dire di quanto sia persistente la retrolfattiva che semplicemente mantiene ciò che promette. Un vino franco, schietto, sincero e di assoluta eleganza.