Chateau Cojusna. Il vino moldavo dal medioevo ad oggi.

Continuiamo la scoperta della viticoltura Moldava  dopo Purcari e Cricova. Questa volta attraverso un viaggio nel passato. Farsi proiettarsi nel medioevo e scoprire nel tempo di una degustazione la storia e la tradizione del vino di questo paese. A soli 15 km a nord di Chisinau, capitale della Moldavia, e nel cuore della nazione si trova Chateau Cojusna. Il nome della cantina viene identificato come Migdal-P, mentre la definizione di Chateau Cojusna richiama il vecchio castello che risiede nella piccola città moldava nel distretto di Straseni. La zona di produzione è conosciuta come Codru e potreste scoprirla leggendo il nostro precedente articolo.

I luoghi di Chateau Cojusna

Cojusna conta poco più di 7000 abitanti che risiedono a poche centinaia di metri dal lago Ghidighici chiamato anche Mare delle sirena di Chisinau. In realtà è un grande bacino idrico artificiale costruito in epoca sovietica edificando una diga sul fiume Bic. Il lago copre un’estensione di 803 ettari i quali, durante l’inverno,  diventano un sostrato di ghiaccio e i pescatori usano perforare la lastra creando dei fori nei quali calano la lenza.

La particolarità di questo piccolo paese è che si trova esattamente alla stesso parallelo di Digione. A nord di Chisinau c’è però un clima più continentale, con inverni molto freddi ed estati non troppo calde e secche. Dal centro della Moldavia fino al nord, nei pressi di Balthi, Spumanti e Ice Wine sono i vini più prodotti. Ma anche i rossi e i bianchi fermi internazionali hanno delle espressioni molto interessanti.

E’ una viticoltura che si trascina le proprie tradizioni e le miscela con i vitigni provenienti dalla Francia, in particolare Cabernet Sauvignon e Merlot. Allo stesso tempo vengono applicate tecniche e macchine di stampo europeo occidentale. Il taglio classico e l’immagine aziendale richiama lo stile francese anche nell’architettura della cantina. Chateau Cojusna ne è un chiaro esempio, sia nel nome che nella struttura, un vecchio castello moldavo sposa l’eleganza di Parigi.

Il castello del vino

Nonostante abbia una storia vinicola remota, solo nel 1995 è stata costituita la Holding che ingloba due società, la Midgal-p che produce vini fermi, e la Voitidis Distellery che commercializza grappe, distillati di vini e altri superalcolici.

A 25 anni dalla sua nascita l’azienda è diventata una dei maggiori produttori ed esportatori di vino moldavo, raggiungendo ben 25 paesi e vantando più di 50 importatori permanenti. Questa espansione è stata riconosciuta anche dal flusso annuale di visitatori che Chateau Cojusna attrae, parliamo di 10 mila ospiti provenienti da 36 paesi solo nell’anno 2019.

L’attrazione maggiore è sicuramente la possibilità di effettuare una degustazione in stile medievale nelle sale del castello. L’azienda propone ai visitatori un percorso a tema dove oltre a visitare le vigne e le cantine è possibile lasciarsi trasportare indietro nel tempo e assaggiare i suoi vini in un luogo perfettamente ricostruito all’età del medioevo.

Come in molte cantine nei pressi di Chisinau, anche Chateaux Cojusna vanta delle gallerie sotterranee dove vengono messi a dimora i vini da collezione. Oltre 175 mila vini attendono di essere scoperti e visitati. Il più costoso è un marsala del 1990.

Lasciando la poesia e le storia che questa cantina può mostrare, torniamo invece ai suoi numeri e le sue capacità vitivinicole.

I numeri di Chateau Cojusna

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L’azienda ormai possiede più di 240 ettari di superficie vitata, strumenti di vinificazione moderni e team di enologi professionisti sono sottoposti a rigidi controlli di qualità. Chateau Cojusna riporta orgogliosamente sulle proprie etichette il rispetto delle norme ISO e le raccomandazioni per il consumatore.

Negli ultimi anni è iniziata una fase di investimenti importati che hanno portato l’azienda a rilevare i terreni dei viticoltori e diventarne proprietaria. Questo gli ha permesso di rimpiantare molte aree destinandole a cloni di Merlot, Pinot Nero, pinot bianco, Cabernet, Moscato e Sauvignon.

Si prospetta un’estensione fino a 600 ettari viste le grandi richieste provenienti da tutto il mondo. Oggi la cantina può stipare fino ad un milione di decalitri anche se al momento ne sono occupati 240 mila.

Esistono due linee di imbottigliamento con capacità di 6 mila bottiglie l’ora.

La degustazione

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Tra le varie proposte di prodotti aziendali abbiamo concentrato la nostra attenzione sulla linea Autentic. E’ l’offerta, secondo noi, più vicina al gusto tradizionale moldavo senza disdegnare il richiamo internazionale. Le etichette di questa linea sposano bene il bisogno di aggredire i mercati esteri con la voglia di tutelare la tradizione. In degustazione abbiamo un rosato di cabernet Sauvignon, un blend Cabernet Sauvignon e Fateasca Neagra ,e un Merlot in purezza.

La prima cosa che si nota è l’etichetta. Un’eleganza che richiama tradizione e innovazione. Dicitura e logo in rilievo e un attento utilizzo dei font e dei colori la rendono di buon impatto, chiara e facilmente riconoscibile.

chateau cojusna rosatoRose Sec Igp Codru: Facciamo partire la nostra degustazione da questo rosato di Cabernet Sauvignon in purezza, annata 2019 e 13,5 gradi alcolici che regalano densità a questo vino senza neanche dover agitare più di tanto il calice. Netto e chiaro è il rosa cipolla leggermente imbrunito che aleggia nel bicchiere. Un coloro pulito ed omogeneo invitano a studiarlo in controluce quasi a voler cercare un decadimento tonale. Impresa persa in partenza.

Chi si aspetta il classico rosato sottile che ruota intorno a frutti e fiori delicati rimarrà deluso. Saranno contenti invece coloro che credono che un buon rosato deve avere carattere anche al naso. E il peperone verde prepotente ricorda subito chi è il vitigno padrone del calice. Intorno note speziate che si confondo a quelle balsamiche. Frutta e fiori ci sono. Immancabilmente . Ma sono una semplice cornice. Ciò rende questo rosato qualcosa in più di un vino sottile.

La finezza al naso lascia spazio alla struttura e al corpo nella gustativa. Non è un rosato timido in bocca. In complesso la componente tannica è assolutamente in linea per questa tipologia di vino, l’acidità bene si confronta con la morbidezza, tanto da presentarsi come un rosè di carattere ma di buona bevibilità.

La retrolfattiva gioca molto sulle note di peperone verde e sui frutti. Non particolarmente persistente ma che lascia un palato gradevolmente pulito e fresco. Non avendolo mai bevuto prima lo abbiamo abbinato ad un ragù di carne bianca al pomodoro. Oggi lo abbineremmo con piatti con un po’ più di struttura e succulenza.

 

Merlot Igp Codru: Il secondo vino è un Merlot in purezza del 2017 con passaggio in barrique di 12 mesi. Anche in questo caso 13,5 gradi alcolici sono la forza espressa da questo igp Codru. Notiamo alcune caratteristiche comuni con il vino precedente. Il colore, in questo caso rubino intenso, non cede assolutamente. Non ci sono venature o irregolarità. Il colore è lineare e quasi impenetrabile. Molto pulito.

Anche al naso viene espressa chiarezza di intenti. Non troviamo sentori che giocano a nascondino ma sono facilmente riconoscibili, seppur restando limitati alla tipicità del frutto e alla terziarizzazione della botte. Terziarizzazione che non ci è sembrata poi così eccessiva. Amarena e frutti di bosco si bilanciano con la speziatura. In particolare si percepisce mirtillo e lampone che confabulano con il pepe. I sentori del legno si attestano intorno al caffè e un po’ di cioccolato. Tutto sommato un mix aromatico gradevole e per nulla assillante. Non vuole essere un Merlot troppo avvolgente al naso e allo stesso tempo neanche troppo elegante.

In bocca la morbidezza mitiga acidità e tannino. Ha il ruolo di maestrina con il compito di disciplinare queste due componenti dure ormai levigate dall’affinamento. In bocca una media lunghezza della persistenza rendono discretamente facile la bevuta. Piace la morbidezza e la pulizia con la quale il vino scivola via lasciando un palato vellutato. Un vino che ama farsi bere sicuramente, dove la piacevolezza e la gradevolezza della degustazione sono gli scopi non dichiarati di questa etichetta.

Cabernet Sauvignon e Fateasca Neagra Rosu Sec Reserve: Arriviamo all’ultimo concorrente in pista. Un blend composto da un vitigno internazionale e un vitigno autoctono. Portiamo l’alcol a 14% per l’annata 2018 con affinamento in barrique per 12 mesi. Rosso rubino intenso quasi impenetrabile. Vino di buona densità e corpo. Al naso il peperone verde è il direttore di orchestra. Mirtillo, ribes e amarena rendono allegra l’olfattiva. Accenni timidi di florealità. Il tutto mascherato da vaniglia e tostatura. Piace anche una soffice balsamicità che arricchisce il bouquet. Infine, solo per sottolineare meglio l’importanza della Fatesca Neagra, un bel profumo nitido e ben riconoscibile di melograno.

In bocca il vino risulta rotondo e morbido al primo impatto. Poi emerge un po’ di acidità che non è sostenuta dal tannino. Quest’ultimo infatti grazie all’affinamento e alla leggerezza della Fatesca Neagra risulta addolcito. La retrolfattiva è sicuramente più importante rispetto ai due vini precedenti, ma anche questo gioca molto sulla piacevolezza della degustazione limitando la complessità della stessa quel che basta per non appesantirne la bevuta. Questo vino richiede già un piatto a base di carne più impegnativa. Un succo d’uva che ci è piaciuto degustare per riscoprire come due vitigni tra loro diversi e lontani riescono ad amalgamarsi per ottenere qualcosa di nuovo.

Questo blend ci ha permesso di assaggiare un vino diverso nella sua natura e nella sua offerta. E abbiamo scoperto come il Fateasca Neagra, in breve tempo, riesce a smussare la forza del Cabernet Sauvignon offrendo una bevuta lontana dal solito. Sicuramente meno impegnativa ma comunque piacevole.

Conlcusioni su Chateau Cojusna

Concludiamo riassumendo che la linea Autentic di Chateau Cojusna degustata ha sicuramente regalato sensazioni nuove. Abbiamo percepito l’intento aziendale di costruire vini che sappiano attirare il gusto internazionale nascondendo in essi un po’ della propria tradizione. Un modo affidabile per espandere la conoscenza della viticoltura moldava fuori dai confini nazionali. Vini che in Moldavia hanno un costo poco più superiore ai tre euro. Un ottimo affare per chi ha moneta europea, un buon compromesso per il locali che vogliono vini di qualità facendo attenzione al portafogli. Chiaramente non aspettatevi di trovare questi vini fuori dalla Moldavia a questi prezzi.