Cantina La Salute. Un Colosso tra i giganti.

Cantina La Salute. Un Colosso tra i giganti. Il buon vino questa volta ci ha portato nel trevigiano, ed esattamente a Ponte di Piave, sulle coste del corso del fiume dove prende vita la cantina La Salute.

Un nome insolito che racchiude in se storie di tradizioni, eventi e persone che hanno costruito un gigante tra i colossi. Un’azienda nata sulla forza e sulla convinzioni delle idee. Puntando forte sul prodotto autoctono ed investendo sulle risorse umane e territoriali. Credendo fermamente nel proprio lavoro e nell’esigenza di offrire un prodotto di alta qualità massimizzando la soddisfazione degli associati e limitando la spesa del consumatore.

Un nome curioso

In questo viaggio ci accompagna Adriano Marcuzzo, responsabile commerciale dal 2015.

Immancabilmente l’incontro inizia chiarendo quello che è il nome curioso dell’azienda. “Tutto nasce con la peste del 1630 a Venezia, quando fu costruita la basilica Madonna della Salute ” luogo in cui i veneziani riservavano le loro preghiere e richieste di miracoli. Venezia è costruita su piloni di alberi e il trasporto di questi tronchi avveniva dalle zone più a nord attraverso la navigazione dei fiumi con le zattere.

Come ci racconta Adriano “Uno zattiere aveva avuto modo di vedere questi miracoli in città e decise di costruire una chiesetta in onore della madonna della salute in zona Ponte di Piave. Nel 1969, quando nacque la cantina, abbiamo preso questo nome e allo stesso tempo abbiamo preso l’immagine della basilica per costruire il nostro logo aziendale”.

Gli step di crescita di Cantina La Salute

L’azienda nasce grazie all’unione di pochi soci che sul finire degli anni sessanta decidono di dar vita ad una cooperativa. Questo è il primo dei tre step più importanti della cantina La Salute.
“Nel 1968 i primi cinque soci si recarono in Francia per capire come funzionavano le cooperative in ambito vino. Da questa esperienza vennero poste le basi per la cooperativa piu piccola del Veneto. Questo fino al 2016. “ . Dobbiamo aspettare quarantanni per un secondo importante passo. ”Tra il 2013 e il 2014 abbiamo iniziato a mettere in bottiglia vino di qualità. Il mercato iniziava a richiedere il nostro prodotto in bottiglia per essere venduto in tutto il paese. Infine nel 2019 c’è stato un’ulteriore step con l’ingresso di nuovi soci e nuove proprietà cosi da poter coprire una superficie vitata di 970 ettari di cui una parte in friuli, zona che non coprivamo”.

Gli ultimi 10 anni sono stati focali per La Salute, l’ingresso di nuovi soci, nuove idee e nuove risorse ha permesso di superare un gap generazionale e rivoluzionare la commercializzazione del suo prodotto. Prodotto che iniziava ad essere richiesto sempre con più insistenza. Tutto ciò senza cambiare troppo fisionomia “La cantina La salute oggi gestisce tutta la filiera, mentre la produzione resta totalmente cooperativistica. C’è stato anche un cambio di approccio. E’ entrata la managerialità e l’attenzione verso il mercato anche quello internazionale. E’ stato investito molto sull’aspetto commerciale”

La gestione cooperativistica e la struttura commerciale

Il nostro interesse per questa azienda è nato proprio intorno alla modalità di gestione della cooperazione tra viticoltori. Si è distinta per il suo modo energico ed equilibrato di gestire una unione tra produttori riuscendo sempre ad alzare l’asticella qualitativa della materia prodotta e una successiva ottimizzazione della lavorazione della stessa. Interesse suscitato in noi perché le dinamiche di mercato oggi richiedono capacità gestionali e umane importanti per far convivere anime diverse in funzione del perseguimento di un obiettivo comune.

Adriano Marcuzzo ci conferma la complessità di gestire questo sistema, ma anche i vantaggi dello stesso “La gestione dei soci è fondamentale. Noi siamo una cooperativa grande ma con pochi soci. Questa fisionomia è più controllabile. E’ la struttura che indica ai soci cosa e come farlo in funzione della qualità, come ad esempio le direttive sulla vendemmia. A lavoro finito la cantina paga il prodotto in base alla sua qualità. Riconoscendo al coltivatore il buon lavoro fatto in vigna pagandolo il giusto prezzo.

Il risultato di queste linee guida è stato quello di mantenere alta la qualità delle uve e permetterci di percorrere due fasce di mercato, in cui quella più alta racchiude i migliori prodotti in vigna.

Il punto focale è la valutazione della qualità dell’uva che arriva in cantina. Quella è la fase in cui si fa selezione e si creano vini di qualità. I soci sanno che se vogliamo crescere devono produrre uve di qualità e questo gli sarà riconosciuto economicamente.”
Un secondo aspetto di grande rilievo è la salvaguardia della tradizione a partire dai vitigni autocotoni. Nella linea aziendale si possono trovare uve di Traminer, Raboso ma anche il Manzoni bianco. Non solo , quindi, perseguire l’optimus aziendale in termini di qualità del prodotto e dei risultati commerciali. Ma anche unicità e mantenimento della propria storia vitivinicola. Obiettivo realizzato solo grazie a sacrifici e collaborazione tra azienda e produttori .

Il responsabile commerciale de La Salute va fiero di questo risultato “Altro punto delicato è come permettere al produttore di mantenere vitigni che stanno scomparendo. Noi abbiamo bisogno di mantenere la produzione di uve più difficili e meno richieste, come il raboso o il manzoni bianco. Molti produttori sostituirebbero questi vigneti con uve più gettonate e più remunerative. L’azienda per non perdere questo patrimonio incentiva i produttori a mantenere questi vigneti sostenendoli economicamente.”

Il legame con il territorio

Anche il rispetto del rapporto tra terra e vitigno ha sempre avuto un posto importante nelle scelte aziendali “Noi abbiamo cercato di mantenere il risultato aziendale negli anni. C’è stata molta sperimentazione in passato e questo ci ha permesso di consolidare la produzione. Oggi siamo riusciti a distribuire i vigneti in veneto e in friuli in modo tale da massimizzare la qualità della vite. Ad esempio il cabernet sauvignon e il raboso vengono coltivati sulle dorsali del piave o similari. Sui terreni ghiaiosi. Abbiamo sfruttato le caratteristiche di una zona che storicamente ha dato grande risultati. Questo ci ha permesso di non stravolgere la produzione locale, anzi l’abbiamo mantenuta e sostenuta.”

Il prosecco. L’arma in più di cantina La Salute

Ma veniamo alla vera impresa dalla cantina. Abbiamo parlato di un colosso tra i giganti. Perchè non dimentichiamo che la zona sui cui insiste la cantina e i terreni della cooperativa è circondata dalla valpolicella ad ovest e dalla viticoltura friulana del collio e dei colli orientali ad est (Leggi il nostro articolo sul gravel del friuli). Ma quanto è difficile fare a spallate con i giganti per ritagliarsi un posto in prima fila?

“E’ difficile fare a spallate con le altre zone più rinomate del veneto e del friuli. La nostra forza è stato il prosecco. Il prosecco ci ha aperto delle porte. Grazie a questo vino ci facciamo conoscere, poi i clienti scoprono che non facciamo solo prosecco ma anche altri grandi vini. Il fenomeno del prosecco è stato utilizzato come leva per portare a conoscenza tante aziende agricole che investivano sul merlot, cabernet sauvignon e altre vini ma che soffrivano la concorrenza dei vicini.

Per questo dobbiamo ringraziare i primi pionieri degli anni 70 che con le loro sperimentazioni sono riusciti a trovare nel glera un potenziale enorme tanto da poter competere con i grandi.

Successivamente grazie all’unione dei coltivatori che hanno puntato su un prodotto che aveva mercato si è avviato il fenomeno del prosecco.

Tutti i produttori seguirono quel treno perchè non sarebbe passato una seconda volta. Alla base di questo successo c’era una variabile fondamentale, ossia la crisi. Una crisi che ha portato a unire le forze e agire con coraggio.”
In fase di degustazione non abbiamo potuto fare a meno di notare che tutte le etichette hanno un comune denominatore. Ovvero sono tutti vini prodotti in purezza. “Abbiamo deciso di lavorare in purezza i nostri vini per potere sfruttare al massimo le loro caratteristiche. Cosi da valorizzare il prodotto che i soci ci fornivano. C’è l’esigenza di avere un’identità. Certo c’è difficoltà nel trovare una risposta nel mercato verso i vitigni meno noti.”.

Identità dei vini che viene rispettata anche in cantina “Quasi tutti i nostri rossi hanno un piccola percentuale affinata in botte. Ma solo una piccola parte. Anche questo per garantire i caratteri identitari. Abbiamo anche provato a proporre vini invecchiati ma non è nel nostro stile, non siamo la valpolicella.”

Adriano Marcuzzo svela chiaramente quali sia stata la chiave di volta per La Salute per aprire i mercati italiani “Il nostro prodotto di punta rimane il prosecco essendo anche il prodotto più venduto. Se riesci a vendere un prodotto di alta qualità cresce la credibilità. Subito dopo amiamo difendere i nostri autoconi come il raboso e il manzoni bianco. Ma siamo molto fieri anche di cabernet sauvignon, traminer e ribolla gialla perché sono completamente diversi rispetto ad altre zone più vocate.”

La forza commerciale

Abbiamo conosciuto questa azienda quando i suoi prodotti hanno iniziato ad apparire nei negozi specializzati e sulle tavole dei ristoranti della capitale. E’ partito quindi il viaggio per capire di più e capire meglio. E scoprire che questa realtà in pochi anni ha fatto passi da gigante sia in Italia che all’estero. “Al momento il 70% del nostro prodotto viene venduto in Italia, il 30% all’estero. Non abbiamo una forza vendite all’estero e i clienti li gestiamo direttamente. Per nostra filosofia facciamo crescere chi ci conosce. In Giappone, Cina e Stati Uniti abbiamo acquirenti con cui abbiamo ottimi rapporti.”

In cantina La Salute non si parla mai di consolidamento. Nel nostro incontro con il responsabile commerciale non abbiamo mai avuto l’impressione che l’azienda si sieda sui risultati , ottimi, ottenuti negli ultimi anni. Ma si continua a parlare di crescita. Di ampliare mercati, di migliorare il prodotto, di massimizzare il lavoro dei soci. E si fanno sempre progetti portando avanti un lavoro nato 55 anni fa.

“Dobbiamo continuare a perseguire la linea intrapresa tre anni fa. Sono vini apprezzati nel settore Ho.Re.Ca e vogliamo coprire tutta l’Italia su questo settore. Il nostro patrimonio gastronomico è ricchissimo e al fianco di una grande cucina c’è sempre un ottimo vino, quindi di spazi da coprire ce ne sono molti. Vogliamo poi incrementare l’espansione dei mercati emergenti come quelli dell’est. Anche perché sono popoli con cui abbiamo in comune molte cose cosi come i gusti. Infine è nostro obiettivo ampliare l’offerta della private label. Noi siamo pronti per offrire una etichetta personale di vino di alta qualità. Dove il ristoratore propone come vino della casa un prodotto che lui ha scelto e selezionato, questo è indice di attenzione verso il cliente”

La Degustazione

L’azienda mette in campo 16 etichette. Noi abbiamo selezionato 5 di queste per raccontarvi una degustazione. Selezione che è caduta sui prodotti più rappresentativi, attenzione dell’autoctono e bollicine.

Prosecco Rosè Doc  extra dry Ventuno : Prosecco rosè a base di Glera e Pinot Nero. Colore rosa tenue tendente alla buccia di cipolla. Sentori delicati di rosa e ciclamino con evidenti note di fragola, emergono delle delicate quanto quasi impercettibili note di lievitazioni.

Il perlage è fine e costante. Si mantiene con consistenza per l’intera degustazione. In bocca la bollicina è delicata e gradevole.

La freschezza di questo rosato arriva immediatamente al palato leggermente sostenuta da un pizzico di sapidità.

Il retrogusto è tendenzialmente floreale e non molto persistenze. Un vino che si distingue per piacevolezza a naso e palato. Da abbinare con piatti non troppo succulenti ed in cui la verdura sia protagonista. Da provare anche con affettati giovani e non troppo speziati.

Valdobbiadene DOCG extra dry Millesimato Zater. Saliamo molto di livello. Qui il prosecco raggiunge ottime vette. Glera al 100% con raccolta nella prima decade di settembre. Terreni con resa di 12.000 kg per ettaro. Affinamento sui lieviti per 30 giorni. Le bollicine sono fini, costanti.  Al naso i sentori di lievitazioni regalano eleganza e sostanza. Emergono note pulite di frutta bianca non ancora matura e fiori bianchi di campo. Escono in modo un pò meno limpido profumi di erba di prato. Leggerissimo sentore di mineralità.

In bocca le bollicine donano sensazioni piacevolissime di freschezza senza mai essere irruenti. Sulla lingua sono armoniose e delicate. La sapidità bilancia l’acidità tanto da renderlo estremamente equilibrato. La retrolfattiva è mediamente lunga e costante per poi sparire e lasciare un sapore di buccia  di mela e pompelmo. Una sensazione aspra unita ad una nota rotonda zuccherina, tanto da farci dimenticare si tratti di un extra dry. Questo è chiaramente uno dei prodotti di punta di Cantina La Salute.

Ribolla gialla Venezia Giulia Igt 2022:  Una ribolla gialla sui generis. I suoi 12,5% di tenore alcolico non devono trarre in inganno perchè ha comunque una buona struttura. Una piccola parte del vino matura in barrique per 5 mesi e questo fa la differenza. Il colore ci indica subito una lavorazione più complessa, è un giallo paglierino compatto, senza evidenti sfumature se non uno schiarirsi un pò in punta di calice.

Al naso oltre a note di mango, papaya, limone e pompelmo emergono delicate note di zucchero filato e vaniglia. A bilanciare i sentori interviene la margherita e profumi di erba appena tagliata. In bocca risulta compatto e denso. Note morbide e dure che si equivalgono e aprono la strada ad una degustazione lenta. Un vino che non richiede la bevuta compulsiva ma che invece accompagna gradualmente la degustazione.

Anche nella retrolfattiva troviamo struttura, non abbandona facilmente il palato ed emergono in modo ancora più evidente note vanigliate e di mela cotta.

Sauvignon Blanc Trevenezie igt Liette 2022. Vinificazione esclusivamente in acciaio per un vino che raggiunge i 13% alcolici. Prodotto d’accademia della cantina La Salute, in questa proposta è evidente l’intento dell’azienda di dare risalto alla qualità della materia prima. Una lavorazione che permette di far emergere le caratteristiche distintive del vitigno. Il colore è un giallo paglierino scarico con vivaci riflessi verdolini. Al naso i profumi di limone e cedro si arricchiscono con le note di foglia di pomodoro sostenuta da sensazioni balsamiche e vegetali. Una timida sensazione di mineralità emerge una volta ossigenato.

In bocca, come il vitigno richiede, le componenti dure sono prevalenti. Acidità e sapidità sono la colonna portante di questo vino che eccelle anche in retrolfattiva. Sentori vegetali e erbacei in prima linea, ma soprattutto una pulizia netta e decisa del palato con una folata acida che porta via ogni esperienza.

Pinot nero Trevenezie Igt Sileo 2021. Valore alcolico pari a 13 gradi per un vino che è nato per esaltare le qualità del vitigno. Color rosa rubino che tende a scaricarsi sull’unghia. Evidenti le note di frutta rossa non ancora matura e violetta. I padroni di casa sono i sentori balsamici senza dubbio. In bocca resta sbilanciato verso la freschezza. Il tannino è ben lavorato, quasi impercettibile per un prodotto ancora molto giovane. La retrolfattiva regala di nuovo sentori balsamici e note di frutta rossa. I primi tendono a perdersi lasciando il posto ai secondi. Non è molto lunga come retrolfattiva ma è pulita e convincente. Anche in questo caso troviamo un prodotto che punta forte sul vitigno e che può migliorarsi nel corso dei mesi.

Conclusione

Abbiamo conosciuto un’azienda delle mille sfaccettature. Dove la struttura manageriale riesce a far convivere le tante anime e dove il cooperativismo crea fondamenta intaccabili e inossidabili. Cantina La Salute si propone sicuramente come una realtà che coniuga l’esperienza dei suoi fondatori con l’intraprendenza dei nuovi associati. Combinazione che si ritrova nei suoi vini. Il rispetto verso la natura della materia prima sposa le esigenze di mercato. Un colosso che ha fatto a spallate con i giganti un passo alla volta.